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    Il ruolo chiave dei port protectors nella prevenzione delle Infezioni del Sangue Catetere Correlate.

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    • Ipotermia perioperatoria: dalla consapevolezza del rischio clinico al protocollo ospedaliero.

      Le batteriemie associate al catetere si annoverano tra le infezioni Correlate all’Assistenza più studiate. Le CRBSI sono tra le più serie, esse infatti, comportano disagi e dolore al paziente, terapie aggiuntive, aumento dei costi assistenziali, allungamento dei tempi di ospedalizzazione e, in casi estremi, il decesso del paziente.

      Le fonti di un’infezione catetere correlata possono essere extraluminali (batteri nati sulla superfice della cute e che si diffondono lungo il lato esterno del catetere) e intraluminali (batteri che si diffondono attraverso il lume del catetere). (Mermel, LA. 2000)

      In riferimento alle fonti intraluminali, la protezione e la disinfezione delle vie di accesso è altamente raccomandata dalle più recenti linee guida (CDC Atlanta 2011, EPIC 2013, SHEA 2014, INS 2016) come elemento necessario nel percorso di riduzione delle infezioni e viene comunemente eseguita mediante scrub the hub (pulizia della porta di accesso al catetere) con garza imbevuta di antisettico (alcol isopropilico al 70%, clorexidina, iodopovidone); lo scrubbing manuale deve essere eseguito per almeno 15 secondi e deve essere vigoroso per rimuovere correttamente eventuali residui ed assicurare una corretta pulizia della porzione terminale, inoltre si devono aspettare i tempi di asciugatura dell’antisettico per garantirne una corretta attivazione.
      La tecnica descritta è in corrente utilizzo ma comporta delle criticità in quanto è una manovra la cui variabilità è operatore dipendente, uno studio riporta che il 31% degli infermieri non disinfetta i connettori prima di accedervi (KarchmerTB, 2005). La disinfezione attiva non è una tecnica standard e non vi è un indicatore di risultato sulla sicurezza, sull’efficacia e sul rispetto dei tempi.

      Per garantire una standardizzazione della procedura a partire dal 2014 le linee guida SHEA e nel 2016 le INS (Standard of Practice) consigliano la disinfezione passiva attraverso l’utilizzo di port protectors (definire cosa sono) come strategia per la riduzione delle contaminazioni intraluminali.

      La gamma di port protectors 3M Curos consente l’applicazione della disinfezione passiva per tutte le tipologie di porte di accesso al catetere, siano esse connettori needlefree, rubinetti con connessione luer femmina o luer maschio, connessione diretta hub catetere. I tappini con la presenza di alcol isopropilico al 70% garantiscono efficacia e maggiore aderenza degli operatori nei confronti dei protocolli di prevenzione delle infezioni rispetto al tradizionale sfregamento. Il tempo di disinfezione è di 1 minuto, tempo di attesa minimo per eseguire l’accesso alla linea, e hanno tempo di permanenza in sito fino a 7 giorni. Essi contribuiscono a ridurre il rischio di ingresso di contaminanti nel catetere (Merrill KC, Sumner S, Linford L, Taylor C, Macintosh C. 2014) riducendo le CLABSI da 25% a 87% (Cameron-Watson C. 2016 - Martino A, Thompson L, Mitchell C, et al.2017).

      Il loro utilizzo comporta altri vantaggi: aumento della compliance, riduzione dei costi e tempi, nonché riduzione del 92% di emocolture contaminate (Sweet MA, Briggs F, Craig M, HamadaniM. 2012), con conseguente riduzione di somministrazione di antibiotico ai pazienti con emocolture risultate come falsi positivi.

      Proteggere le porte significa rendere prioritaria la sicurezza del paziente, con il giusto dispositivo e il giusto approccio diventa SEMPLICEMENTE POSSIBILE.

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